La maniera nera
- Marco Poma
- 29 mar 2024
- Tempo di lettura: 8 min
Aggiornamento: 24 mar
Le immagini mostrate e le nozioni apprese sono merito del seminario sulla maniera nera tenuti dal docente Arion Bajrami, attuale docente esterno della Fondazione Il Bisonte.
STORIA

La maniera nera o mezzotinto è una tecnica diretta calcografica che permette di ottenere sulla lastra neri intensi e gradazioni tonali morbide fino al bianco. La sua ideazione risale al XXVII secolo d.c. ed è attribuita all'incisore amatoriale tedesco Ludvig von Siegen. La tecnica venne perfezionata dagli olandesi e fu poi resa nota dal principe Rupert del Palatinato, che la portò nel Regno Unito dove fu particolarmente apprezzata dalla nascente borghesia per le sue caratteristiche espressive molto vicine alla pittura. Numerose opere realizzate con la maniera nera entrarono in importanti collezioni private, favorendo la diffusione di questa tecnica grafica nel panorma artistico contemporaneo.


Con l'avvento della fotografia e della litografia, l'utilizzo della maniera nera ebbe una battuta d'arresto, fino ai primi anni del novecento. In questo periodo, venne ripresa da artisti giapponesi come Yozo Hamaguchi, il quale comprese fin da subito il potenziale espressivo della tecnica prima di allora considerata più utile per la ritrattistica o per la copia dai dipinti.

Nella seconda metà del '900 comicia ad inserirsi anche nel panorama italiano grazie ad Alberto Rocco, che, riscoprendo l'uso della tecnica dagli artisti giapponesi, si cimentò nel suo apprendimento fino a raggiungerne la maestranza; con le sue opere attira l'interesse dei suoi colleghi e delle generazioni a lui successive.

DESCRIZIONE
La maniera nera viene realizzata attraverso la pressione su matrice di una mezzaluna dentellata ("rocker" in inglese e "berceaux" in francese) che, con una serie di passaggi ondulati e sovrapposti su tutta la lastra, genera dei piccoli segni contraddistinti dalle tipiche barbe della puntasecca. Sono proprio queste barbe che permettono di catturare molto più inchiostro di una lastra incisa in maniera indiretta, generando così neri intensi. Le barbe possono essere delicatamente abbassate attraverso una superfice dura e liscia come il brunitoio e la pietra d'agata o rimosse con il raschietto: la pressione esercitata dallo stumento, guidato da una mano esperta, permette di ottenere una gradazione delicatissima dei toni, con risultati anche molto vicini alla fotografia.
IL ROCKER

Come anticipato nel paragrafo precedente il cosiddetto "rocker" è lo strumento cardine di questa tecnica. Perfezionato nel corso della storia, oggi ha una forma a mezzaluna dentata. La forma semitonda permette il movimento basculante sulla matrice; la parte posteriore della lama è inserita in un manico in legno per l'impugnatura.
Il rocker è disponibile in una vasta gamma di dimensioni e calibri, per agevolare ogni tipologia di utilizzo, a seconda della trama di segno desiderata e della dimensione della matrice scelta.
I calibri indicano il numero di fili per pollice (misura anglosassone) sulla faccia del rocker: ad ogni filo corrisponde il punto che incide sulla matrice.
Più fili presenta il rocker, più densa sarà la granitura della lastra, e dunque la definizione dell'opera rappresentata; per intenderci, la diretta proporzionalità tra definizione e numero di "punti" è simile alla risoluzione dei pixel su schermo.
Questi sono i calibri più utilizzati:

45 fili: trama grezza, utile per una granitura iniziale ma anche per una resa grafica più piatta e poco definita. I segni generati sono più profondi e si ricava dunque una maggiore tenuta dei neri in stampa e in tiratura.

85 fili: trama fine, è il più utilizzato in quanto è un'ottima via di mezzo tra i calibri a disposizione.

100 fili: trama molto fine, utilizzato per la resa dei lavori più definiti. Permette la migliore gradazione tonale dei neri ma rimane più delicato nella pulizia in fase di stampa e non ha molta tenuta in tiratura.
Le dimensioni della lama invece variano dalle più piccole (2/2,5 cm) alle più grandi (15 cm). Chiaramente rockers così piccoli vengono per lo più utilizzati per ritocchi o addizioni tecniche. I rockers più grandi si addattano alla granitura in base al formato della matrice.
AFFILATURA
- Pietra Norton/Inda tonda
- Goniometro
- Tondo in legno per affilatura
- Pennarello nero
- Olio minerale
- Spazzola di metallo
- Pietra Arkansas

Come ogni lama, anche quella del rocker ha bisogno di essere affilata periodicamente. Una buona affilatura garantisce un'incisione ed una barba marcata in fase di granitura con un nero intenso in fase di stampa.
La lama del rocker, essendo curva, va affilata basculandola su una pietra di grana media e poi fine. La pietra suggerita è una Norton o India tonda di diametro 10 cm, dimensione utile per garantire abbastanza superfice a lame di ogni misura.

L'inclinazione dunque va indicativamente tenuta a 65°; per mantenerla tale si utilizza un goniometro per misurare l'angolazione, e un tondo in legno provvisto di una cavità per il manico della lama (la lama del rocker solitamente è estraibile dal manico in legno).
La lunghezza indicativa del tondo in legno è di 20 cm, questo favorisce già una buona inclinazione che può essere aggiustata aggiungendo degli spessori sul piano di appoggio del tondo.
Per controllare la corretta affilatura di un rocker si può marcare con un pennarello nero la faccia della lama da affilare, se ben eseguita il segno nero scomparirà in maniera uniforme; in altro modo si controlla attraverso l'incisione sull'unghia. Per agevolare l'affilatura sulla pietra si utiliza dell'olio minerale, preferibile perché, essendo poco grasso evita la saturazione dei pori della pietra sul lungo utilizzo.
È indicato, per evitarne l'usura, pulire la pietra con una spazzola di metallo, liberandone i pori dai residui di affilatura.
Sgrossata la lama, si passa a una pietra a grana più fine: ad esempio, si può concludere il lavoro su pietra Arkansas.
MATRICE

La matrice che solitamente si utilizza è in rame, poiché quest'ultimo è un materiale più duro che favorisce la longevità dei neri in tiratura. Inoltre, la sua duttilità permette di generare delle barbe di miglior qualità in quanto più fini e altrettanto resistenti; queste caratteristiche rendono il rame il materiale più idoneo alla maniera nera.
Essendo una tecnica diretta, non è necessario sgrassare la lastra, così come non occorre lucidarla in quanto comunque il processo di granitura renderà la superfice della lastra completamente nera in stampa.
GRANITURA
- Rocker
- Tappetino di gomma
- Braccio per rocker (opzionale)
- Peso in metallo (opzionale)
- Lente contafili

La granitura della matrice consiste nel creare una superfice incisa a retino in maniera omogenea.
Questa fase è sicuramente la più impegnativa e faticosa, in quanto richiede molto tempo con un ritmo costante e ripetitivo. Il rocker va impugnato con la faccia su cui sono presenti i fili nel verso in cui si vuole procedere. Si comincia basculando il rocker da un'estremità della matrice, la basculazione deve cercare di coprire la maggior parte di superfice che la lama consente, progredendo in maniera lineare verso l'estremità opposta.

Si procede per lo stesso verso su tutta la superfice della matrice; quando si arriva all'estremità, si ricomincia sul lato adiacente a quello già granito nella la stessa direzione. Una volta ricoperta tutta la superfice, si ripete l'operazione cambiando la direzione.
Si consiglia l'utilizzo di un tappetino di gomma per mantenere stabile la matrice evitando scivolamenti o disturbi di movimento in fase di granitura.
Le indicazioni per i versi di granitura variano di scuola in scuola, in questo seminario si suggerisce un cambio di verso di 15° corrispondente dunque a 24 passaggi di rocker sulla matrice.
Si precisa che i 24 passaggi generano una rete più fitta di barbe e dunque una maggiore tenuta del nero in tiratura, riducendo ad esempio il numero di passaggi a 12 si ottiene un nero più facile da abbassare in brunitura/raschiatura ma anche una minore tenuta di stampa.
Una volta compiuti questi passaggi la matrice granita dovrà risultare nera in stampa.


Essendo un lavoro, come già detto, faticoso, la granitura a mano non è sempre la più indicata. Sono stati, infatti, progettati e costruiti dei bracci metallici collegabili al rocker che ne agevolano l'utilizzo, consentendo di conservare una grande precisione direzionale sulla lastra. L'aggiunta di un peso in metallo sulla lama aiuta a diminuire lo sforzo di pressione esercitato dalla mano.
Il braccio metallico consiste in un inserto in cui posizionare il rocker; questo inserto viene connesso ad un lungo tubo di ferro che poggia su un piano in legno, rialzato quanto basta per mantenere una leggera inclinazione del rocker, favorendone l'avanzamento sulla matrice.
Una buona granitura si può percepire al tatto con il dito e con una lente contafili per osservare se sono rimaste delle parti non marcate dal rocker. In ogni caso prima di passare alla fase successiva è bene fare una stampa di prova per verificare che il nero sia ottimale.

BRUNITURA/RASCHIATURA
- Raschietto
- Brunitoio
- Pietra d'agata
- Lampada da tavolo
- Olio
- Carta abrasiva

La fase più delicata del processo consiste nell'abbassare le barbe generate dalla granitura del rocker. Quest'azione permette di schiarire i toni del nero delicatamente fino ad arrivare al bianco, se lo si vuole. Gli strumenti indicati sono il raschietto, il brunitoio, la pietra d'agata e la carta abrasiva.
Per una brunitura ideale è consigliato avere strumenti di diverse misure, ognuno indicato per il grado di precisione richiesta e per l'entità della superfice da coprire.
Per generare il bianco è necessario usare il raschietto, l'unico strumento in grado di eliminare le barbe e lasciare una superfice liscia. In seguito è utile usare il brunitoio o la pietra d'agata per ammorbidire il contrasto tra bianco e nero.



Quando si brunisce la lastra è importante calibrare la pressione con cui si usa lo strumento, procedere lentamente aumentando o diminuendo la pressione in maniera graduale. Una luce direzionabile, come una lampada da tavolo, è fondamentale per osservare il riflesso delle barbe lavorate. Inoltre, per diffondere meglio la luce ed evitare fastidiosi riflessi, si può apporre sulla lampada della carta velina.



Si consiglia di utilizzare un filo d'olio sullo strumento scelto per la brunitura, utile per agevolarne lo scorrimento sulle barbe.
Per campiture più ampie si può utilizzare della carta abrasiva. Tuttavia, per evitare che questa lasci segni indesiderati, bisogna averne a disposizione diverse, con differenti grammature: si procede dalla grana più grossolana, descritta da una numerazione più bassa, fino ad arrivare alla grana più sottile, ad esempio una n°5000.
STAMPA
- Tampone
- Tarlatana
- Oilio di lino
- Magnesio


Per stampare la maniera nera si procede inchiostrando a tampone - evitando la spatola, la quale potrebbe causare graffi sulla matrice - con abbondante inchiostro, per far sì che entri all'interno di ogni barba.
Lavorare sulla piastra calda facilita l'applicazione e la pulizia dell'inchiostro. Quest'ultimo si può 'tagliare' con un po' di olio di lino cotto, che lo rende più grasso, e si può addensare con della polvere di magnesio.

Per la pulizia si usa esclusivamente la tarlatana o il palmo della mano: l'utilizzo della carta rimuoverebbe troppo inchiostro e appiattirebbe in stampa i segni delle barbe. Il palmo è particolarmente indicato, in quando la morbidezza della mano aiuta lo spostamento d'inchiostro nelle barbe senza scaricarle eccessivamente. È importante, in tal caso, sgrassare bene la mano con del talco o del magnesio per evitare di rimuovere troppo inchiostro.
Quando si stampa, bisogna dare molta pressione al torchio, ed è bene utilizzare almeno due feltri di diverso spessore (quello più sottile a contatto con la carta).

BIBLIOGRAFIA
- Incisione calcografica e stampa originale d'arte - Renato Bruscaglla
ARTISTI CONTEMPORANEI DELLA MANIERA NERA
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